martedì 8 gennaio 2008

Economia italiana: da dove cominciare? Malcontento e scetticismo aumentano: ci si sente sempre più poveri.

Pressione fiscale, debito pubblico, spesa statale, precariato, pensioni, sanità: questi i problemi che agitano la politica economica della nostra penisola. Tasti dolenti che contraddistinguono l’ormai nota realtà italiana, critiche che vengono instancabilmente mosse all’esecutivo di volta in volta protagonista sulla scena politica del belpaese.
Ma per quanto il risanamento dei conti pubblici sia un problema all’ordine del giorno, l’italiano medio è quotidianamente assillato dal terrore di non riuscire a sbarcare il lunario, dall’ipotesi sempre più reale di dover ricorrere a finanziamenti per far fronte perfino alle comuni spese giornaliere. Il cittadino italiano, fortemente sfiduciato nei confronti delle istituzioni, avverte un continuo disinteresse della classe dirigente verso i temi a lui realmente cari: salute, prezzi, lavoro, casa, scuola, sicurezza. E neppure i sostegni promessi dalla Finanziaria 2008 alle famiglie e alle persone più bisognose miglioreranno le condizioni di difficoltà in cui versano molti italiani.
Fin dall’introduzione della moneta unica europea, i cittadini hanno assistito impotenti alla progressiva diminuzione del potere d’acquisto reale dei salari e hanno puntato il dito contro l’azione dei Governi, gli unici potenzialmente capaci di controllare il livello del reddito nazionale e dell’occupazione. Accettata positivamente la sfida di entrare a far parte dell’Unione Europea, l’Italia non è tuttavia riuscita ad eguagliare gli standard dei maggiori paesi del continente: il risanamento del debito pubblico viene continuamente posticipato e la pesante pressione fiscale congiuntamente al livello netto dei salari (distante da quello lordo erogato) creano un diffuso malcontento.
Considerando utopistica l’idea di poter intervenire massicciamente ed efficacemente sulla miriade di problemi che costellano la realtà economica italiana, occorre che cittadini ed istituzioni affrontino insieme i problemi economici più scottanti. Pensare di poter risolvere le gravi questioni della nostra economia soprassedendo ai problemi pratici che milioni di italiani devono quotidianamente fronteggiare non consente però la loro definitiva risoluzione. Pur sapendo che il controllo dei prezzi è una misura estranea alla cultura economica moderna e liberista, occorre che le autorità si impegnino a vigilare sulle imprese, evitando che abusino della loro posizione nel fissare i prezzi.
I cittadini avvertono fortemente la necessità che la classe dirigente agisca in maniera tale da permettere loro di “riappropriarsi” del salario percepito. Questo l’obiettivo primario che ogni governo dovrebbe prefiggersi: consentire ai cittadini di poter spendere equamente i soldi guadagnati permettendo loro, in tal modo, di rinnovare la fiducia già espressa in sede elettorale, affinché ci possano essere i presupposti per lavorare ad un reale progresso economico del paese.

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