... è curioso scoprire come, per riuscire a comprendere le verità più ovvie e scontate, ci si impieghi molto più tempo del necessario, scoprire come ciò che abbiamo sotto il naso è spesso difficile da mettere a fuoco: è ciò che ho imparato cominciando a leggere Paulo Coelho.
Il primo (infelice) approccio con l'autore l'ho avuto qualche anno fa attraverso le pagine di "Sulle sponde del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto". Ho trovato lo scritto terribilmente elementare, una forma di narrazione così semplice da non catturare la mia attenzione... ma ricordandomi della notorietà dell'autore e del successo riscosso in molte persone da me stimate ho pensato di provare con un altro testo prima di incasellarlo fra gli autori "out". La scelta è ricaduta su quella che allora era la sua ultima uscita: "Undici minuti". Storia più o meno interessante, personaggio accattivante, ma quello stile narrativo così scontato, quelle solite strutture soggetto-predicatoverbale-complemento non riuscivano a farmi appassionare. Grazie all'introduzione (in cui l'autore si scusa con il lettore per l'atipicità della storia in questione) ho compreso che probabilmente non si trattava della composizione ideale per poter avere un'idea più precisa dell'autore... in ogni caso, avvertendo la necessità di uno stile più concitato, ho deciso di archiviarlo per un po'.
Dopo qualche anno ho deciso (era ora!) di leggere il suo capolavoro: "L'Alchimista". Quello stile semplice ma diretto, quei termini comuni ma profondi (e sicuramente l'atteggiamento diverso con cui mi sono accostata alla lettura) mi hanno portato ad apprezzare talmente tanto il libro e le idee in esso presenti (che poi scoprirò essere contenute in tutti i suoi scritti) da passare l'estate appena trascorsa "in compagnia" di Paulo Coelho.
La storia è, come immaginerete, molto semplice: un pastore decide di lasciare la propria terra per andare alla ricerca del proprio tesoro, che crede si trovi in Egitto, sotterrato vicino alle Piramidi. Pur non distogliendo mai l'attenzione dall'obiettivo da raggiungere, riesce (grazie all'incontro con l'emblematica figura dell'Alchimista) a prestare attenzione al cammino che percorre, per poi giungere a scoprire che il tesoro è sepolto laddove il suo viaggio ha avuto inizio, e cioè in Spagna, ma che se non avesse seguito questo percorso non sarebbe mai riuscito a scorgere ciò che in realtà era da sempre stato sotto i suoi occhi.
Da semplice e scontato l'autore si è trasformato ai miei occhi in filosofo entusiasmante ed illuminante. Ho continuato ad apprezzarlo con "Il cammino di Santiago" e, via via, con gli altri testi pubblicati e ho cominciato a vedere i suoi libri non più come storie a sè, ma come un'opera articolata, si, in più scritti, ma con una base comune: ogni uomo ha la possibilità di lasciarsi trascinare dagli eventi che accadono oppure può scegliere di prendere in mano le redini della propria vita per seguire la propria Leggenda Personale. Per coloro i quali propendono per la seconda alternativa - dice Coelho - occorre credere in ciò che si fa, occorre desiderare con ogni parte del proprio corpo di raggiungere il proprio scopo (percorrendo il miglior cammino possibile per farlo), sicchè l'Universo possa cospirare affinchè ciò avvenga.
Se oggi mi trovo qui è perchè ho capito che la mia Leggenda Personale si trova altrove rispetto a dove io pensavo si trovasse. Ho accolto la sfida di lasciare un lavoro sicuro e cambiare città per provare a dedicarmi a quello che relamente mi interessa. Vedremo come andrà a finire...